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IL Chorus
Il chorus è un effetto che serve ad arricchire notevolmente il suono, sdoppiando il segnale e dando l'illusione di ascoltare due o più chitarre che suonano la stessa parte (dicesi: suonare all'unisono). Vediamo in pratica come lavora facendo l'esempio su di un chorus stereo.
Il segnale in ingresso viene diviso in due: il primo (generalmente chiamato dry, cioè suono originale) viene inviato all'output 1, ed è un segnale in uscita identico a quello in ingresso. Il secondo segnale in uscita all'output 2 è leggermente stonato e ritardato con un delay di circa 20ms (millisecondi).
Questo ritardo non deve essere classificato come delay (il quale darebbe una ripetizione fissa e costante di 20ms), perché continuerà a variare con un margine di risposta di circa 5ms in più o in meno. Il suono processato ritarderà ciclicamente: prima 15ms, poi 20, 25, 20, 15, 20 ecc.
Ovviamente, come vedremo, si possono avere anche altre regolazioni. L'orecchio non percepirà la stonatura (anche perché irrilevante) ma un suono molto più largo. Anche un chorus mono, dove l'unica uscita da' il mixaggio dei due segnali, offre quasi la stessa sonorità;
due casse stereo, comunque, rendono meglio di una mono, e quindi anche il chorus stereo acusticamente è migliore.
Dicevo sopra che il chorus è analogo a due chitarre che suonano la stessa parte. Il dubbio che viene a crearsi è questo: se il chorus dà in pratica una stonatura (anche se leggera), come è possibile che due chitarre (ovviamente accordate) in unisono siano leggermente stonate?
La risposta è semplice: l'uomo non è una macchina ed è praticamente impossibile che due chitarristi suonino nello stesso modo la stessa parte. Una differenza che non si noterebbe sentendo prima uno e poi l'altro, ma che abbinandoli assieme darebbe il tipico effetto chorus.
Anche durante la registrazione si può ottenere questo effetto. Proviamo ad incidere su una traccia una parte di chitarra, dopo di che la stessa parte la riincidiamo su di un altra traccia. Ascoltando poi il mixaggio delle due tracce, avremo sicuramente un suono più grosso, più corposo.
In pratica avremo anche in questo caso l'effetto chorus. Vediamo di capirne i motivi.
- Per quanto ci si possa sforzare è ritmicamente impossibile eguagliare le due esecuzioni, perché si arriverebbe sempre in anticipo o in ritardo di qualche millisecondo nella seconda esecuzione rispetto alla prima o viceversa. Ricordo che la perfezione dell'esecuzione consente questo ritardo, che è veramente molto basso.
- L'intonazione. Un colpo dato al plettro leggermente più forte o più debole, oppure una differente pressione del dito sul tasto farebbe crescere o calare l'intonazione della nota in misura microtonale. A questo proposito voglio ricordare che la chitarra suona sempre leggermente stonata proprio per i motivi appena visti,
anche se l'orecchio umano non riesce a distinguere questa piccolissima stonatura.
Vediamo ora i parametri di controllo.
- Pre-delay. Imposta l'intervallo di tempo dal momento in cui viene suonata la nota al momento in cui interviene l'effetto. Viene espresso generalmente in millisecondi.
Un valore più alto farà intervenire il chorus in ritardo rispetto alle note suonate, mentre il valore 0 farà partire l'effetto istantaneamente al timbro originale.
- Depth. Imposta la profondità dell'effetto. A valori maggiori corrispondono ondulazioni più profonde. In pratica è l'intensità del chorus.
- Rate. Imposta il ciclo dell'effetto, cioè la velocità delle sfasature o stonature ritmiche, da molto lenta (neanche un ciclo al secondo) regolato a 0, a molto veloce (di solito mai utilizzato) con il controllo al massimo.
- Feedback. Si riferisce al processo di ritorno di una porzione di suono con effetto all'ingresso dell'effetto stesso. Si imposta quindi la quantità di chorus che ritorna in ingresso per ottenere suoni distinti, crescenti o calanti (come quantità di effetto).
- Level. Imposta il livello di mixaggio del chorus con il suono originale. Un valore più alto dà chiaramente più effetto.
Nelle apparecchiature a rack, ma anche in alcuni pedali sofisticati, sono presenti questi controlli. Nei normali pedali di solito troviamo solo i controlli depth e rate.
Apriamo ora una parentesi. L'effetto chorus può essere ottenuto anche con un altro apparecchio già visto: il Pitch Transposer, che tra l'altro questo è contenuto in molte unità multieffetto.
Per ottenere il chorus bisognerà inanzitutto avere l'amplificazione stereofonica e regolarlo in questo modo:
CANALE A (left, cioè sinistro) Pitch 0, fine -5 (volendo fino a -10), delay da 0 a 10-50ms.
CANALE B (right, cioè destro) Pitch 0, fine+5 (volendo fino a+10), delay da 0 a 10-50ms.
Il pitch è l'intonazione: come si può vedere si crea un duplicato della nota per ogni canale. Il procedimento è fatto dal fine, che stona leggermente ed in modo opposto le due note.
Il risultato è molto interessante, anche se bisogna ammettere che non tutte le macchine sono in grado di farlo bene. Il lavoro del delay è quello di ritardare la risposta del chorus, creando maggiore ambiente al suono.
Un ritardo che può essere impostato intorno ai 10-15ms per le ritmiche e i fraseggi veloci, mentre per le ritmiche, arpeggi o assoli lenti può venire impostato anche fino a circa 80ms.
Qualunque sia il sistema utilizzato per ottenere il chorus, bisogna fare attenzione a non abusarne, in quanto un effetto troppo intenso farebbe perdere in dinamica e non tutte le note si potrebbero sentire.
Nella catena di effetti, il chorus viene piazzato prima del delay e del riverbero e dopo tuta la serie di effetti quali il
il distorsore, il compressore o l'equalizzatore.
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