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L'equalizzatore
Il lavoro che viene svolto dall'equalizzatore è di correggere la timbrica, operando sulle frequenze del suono. Di regola il termine equalizzatore può riferirsi a qualsiasi forma di controllo di tono. La più semplice consiste in un condensatore collegato ad un potenziometro per
filtrare le frequenze sonore operando un taglio al segnale.
Un amplificatore può disporre di numerosi controlli di tono che operano sulle frequenze alte, medie e basse, ma esistono anche metodi più sofisticati per alterare la risposta in frequenza.
Gli equalizzatori si dividono in tre tipi:
- equalizzatori analitici
- equalizzatori grafici
- equalizzatori parametrici.
L'equalizzatore analitico ha un normale controllo enfasi-taglio, e, in più, un controllo supplementare che permette di spostare in alto o in basso nello spettro audio la frequenza centrale del normale controllo. Si trova generalmente sui banchi di mixaggio.
L'equalizzatore grafico, che in origine era progettato per l'uso in sala di registrazione, si può trovare oggi su molti amplificatori per chitarra e come effetto (a pedale e a rack).
L'equalizzatore parametrico (nome che viene spesso attribuito erroneamente anche a quello analitico) ha di base un controllo in più rispetto a quello grafico (cioè quello della larghezza di banda, chiamata ''Q''), oltre ad un diverso approccio a livello manuale.
Prima di vedere l'utilizzo pratico dei grafici e dei parametrici (sono questi due tipi che prenderemo in esame perché più chitarristici rispetto all'analitico), distinguiamo due modi operativi, cioè il metodo d'intervento, che può essere attivo o passivo.
Equalizzatori attivi
Gli equalizzatori attivi amplificano o attenuano la frequenza selezionata. Nello spettro sonoro (termine che visualizza graficamente le frequenze), le frequenze sono calcolate dai 20hz (hertz) ai 20K (20 Kilohertz, cioè 20.000hz). Ci sono frequenze più alte, ma possono essere dannose per l'orecchio umano (non per alcuni animali che percepiscono le frequenze alte, dette anche ultrasuoni, o che addirittura comunicano attraverso queste frequenze).
Per fare degli esempi useremo un grafico di questo tipo:

Le linee orizzontali definiscono il valore di enfasi (positivo) o di taglio (negativo) delle frequenze, identificate dai numeri di valore compresi tra +15 e -15 a lato del grafico. Le linee verticali danno il valore della frequenza, nel grafico identificate dai valori compresi tra 20hz a 20K.
Torniamo quindi agli equalizzatori attivi che, come già detto, amplificano o attenuano la frequenza selezionata. Se per esempio vogliamo sentire maggiormente la frequenza dei 500hz (per avere quindi più enfasi su quei particolari tono bassi), aumentiamo sull'equalizzatore il valore corrispondente.
L'equalizzatore attivo non farà altro che alzare il volume dei soli 500hz permettendoci così di sentirli maggiormente rispetto al valore precedente.
La domanda da farci ora è questa: Quando dobbiamo intervenire sull'equalizzatore?
Risposta: ogni volta che sentiamo il bisogno di aggiungere o togliere particolari frequenze. Ma come capirlo?
Non potendo avvalerci di costose apparecchiature (spettrometro, audioscopio), dobbiamo farlo ad orecchio e a proprio gusto. Vediamo quindi vari esempi di intervento sugli equalizzatori attivi.
Supponiamo di avere un suono troppo carico di bassi e che manca di medio-alti. Graficamente si presenterebbe così:

La soluzione è questa: ridurre le frequenze basse, la cui gamma varia da circa 20hz ai 500hz, e aumentare la presenza (medio-alti), dai 2Khz ai 10Khz. Ora il grafico si presenta in questo modo:
Il lavoro svolto dall'equalizzatore attivo sarà quello di diminuire il volume delle frequenze basse e di aumentare il volume delle frequenze medio-alte

Equalizzatori passivi
Gli equalizzatori passivi sono dei filtri che limitano il passaggio della frequenza sulla quale sono impostati. Al contrario degli equalizzatori attivi, quelli passivi non amplificano la frequenza, ma si oppongono: regolati a zero danno la massima opposizione (cioè il filtro è chiuso), mentre a 10 il filtro è completamente aperto (cioè è neutrale), lasciando passare tutta la frequenza.
Sulla maggior parte degli amplificatori valvolari, il controllo dei toni è di questo tipo. Supponiamo di regolare uno dei tre classici controlli di tono degli ampli (abbiamo solitamente, come già visto, bassi, medi e acuti). Ruotiamo verso destra il potenziometro dei toni medi: così facendo non aumentiamo le frequenze medie, ma facciamo in modo che questo filtro si opponga meno al loro passaggio.
Solo se impostato al massimo valore (10) il filtro si apre completamente, lasciando passare tutta la frequenza. E' quindi sbagliato dire: "alzo i medi", oppure: "abbasso gli acuti".
Anche il controllo di tono sulla chitarra è di tipo passivo, a meno che non si usi una circuitazione attiva. Se si chiude il potenziometro del tono, i tono acuti non passano più, ma se lo apriamo tutto, ciò che sentiamo è il vero suono totale dello strumento.
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