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Equalizzatori grafici
Veniamo quindi ad analizzare l'utilizzo degli equalizzatori grafici. Questi sono dotati di controlli a cursore che operano su di una specifica frequenza decisa dalla ditta costruttrice.
Anche il numero dei cursori, e quindi il numero delle frequenze, varia da modello a modello. Useremo come esempio un equalizzatore a 10 bande (frequenze), con 10 controlli a nostra disposizione.
Supponiamo ora di volere "scavare" il corpo del suono dai 200hz ai 2khz (ricordiamo che 1Khz corrisponde a 1.000hz): il procedimento è molto semplice, in quanto occorre abbassare i cursori delle bande desiderate.

Ora vogliamo aggiungere più tono bassi ed acuti in questo modo:

Abbiamo così ottenuto la classica equalizzazione a "V", utilizzata spesso per le ritmiche distorte.
La forza di intervento di un equalizzatore grafico aumenta più si allontana il cursore dalla sua posizione centrale, che viene spesso garantita da un leggero scatto.
Non tutti gli equalizzatori grafici hanno lo stesso aspetto estetico. Ad esempio quelli programmabili midi possono essere effetti a rack muniti di un display piccolo dove viene raffigurato l'equalizzatore. Per agire sui controlli bisogna usare dei comandi a pulsante o a manopola.
L'importante è comunque ricordare che quello che contraddistingue un equalizzatore grafico è che le frequenze sulle quali è possibile lavorare sono fisse (quelle cioè segnate sul pannello frontale o nel display). Se ad esempio voglio accentuare i 70hz ma ho solo i controlli di 20,
50, 100hz, mi devo accontentare della banda disponibile più vicina: devo quindi accentuare la frequenza dei 50hz. Quando si opera su una frequenza con un equalizzatore grafico in realtà si sta manipolando in maniera minore e graduale le frequenze vicine.
Facciamo un esempio: incrementiamo i 5Khz di 15db.

Il grafico illustra chiaramente la situazione che si è venuta a creare: sia i 2Khz che i 10Khz sono stati inevitabilmente incrementati di circa 3db. Tale situazione viene definita campana (la forma geometrica nel grafico ne indica il motivo) o Q o Bandwidht
ed è regolabile nei soli equalizzatori parametrici, mentre nei grafici è fissa e quindi non modificabile. E' logico supporre che un uso esagerato dell'equalizzatore grafico
in tutte le sue bande stravolgerà anche le frequenze vicine ad ogni banda regolata, creando così un'equlizzazione del tutto diversa da quella prefissata. Di conseguenza è logico
presupporne un uso intelligente e moderato.
Equalizzatori parametrici
Passiamo ora a vedere gli equalizzatori parametrici, che offrono un controllo molto più flessibile rispetto ai grafici, anche se il procedimento è un tantino più complesso.
Negli equalizzatori parametrici siamo noi a selezionare la frequenza sulla quale lavorare, quanto farla o non farla risaltare e decidere in che misura influenzare le frequenze vicine alla banda selezionata.
I controlli possono essere generalmente questi:
- frequency. Con questo controllo si seleziona la frequenza che sarà tagliata o enfatizzata successivamente tramite il "level"
- level. Controlla il taglio o l'enfatizzazione della frequenza selezionata con il controllo "frequency".
- Q,campana o bandwith. L'effetto campana è stato visto sopra. Questo controllo determina quanto larga o quanto stretta deve essere le banda passante (cioè quanto deve influenzare le frequenze vicine a quella selezionata).
Una banda passante stretta incrementa o taglia le frequenze immediatamente vicine a quella selezionata, mentre una banda passante larga influisce anche su più frequenze ancora rispetto a prima.
Facciamo un esempio: abbiamo un suono che crea una risonanza molta fastidiosa che noi identifichiamo sui 450hz. Occorre quindi eliminarla. Prima di tutto utilizziamo il controllo frequency per sintonizzare l'equalizzatore sui 450hz.

Per ridurre il volume di questa frequenza si applica un valore negativo al controllo level, lavorando, come si suol dire, in sottrazione.

Per ultimo regoliamo la banda passante (Q o BW o Bandwidth) abbastanza stretta, in modo da controllare la frequenza prescelta senza controllare quelle vicine.

Consigli d'uso
Generalmente l'equalizzatore viene collegato dopo il compressore, prima degli effetti, nel caso sia effetto a pedale. Un equalizzatore a rack andrebbe collegato dopo il preampli, dopo il compressore e prima degli effetti. Un discorso a parte è il collegamento nel send-return: se è in serie può essere collegato, ma se è in parallelo assolutamente no!
Questo perché un send-return in serie fa passare il segnale completo (e qui l'equalizzatore lavorerebbe completamente), mentre quello parallelo fa passare anche un segnale dry (cioè senza effetto), e di conseguenza l'equalizzatore non riuscirebbe comunque a lavorare su tutto il segnale. Tratteremo il send-return più avanti.
Un buon sistema per usare un equalizzatore a pedale è quello di sfruttarlo in maniera analoga all'overdrive (il sistema visto precedentemente per ottenere più spinta al suono), alzando il volume delle frequenze medie (tra 500hz e 1Khz). Sull'equalizzatore grafico si alzano i relativi cursori,
mentre su quello parametrico si porta al massimo il controllo level di queste frequenze. Le altre frequenze rimarranno "in flat" (termine che si usa per indicare la non operatività del cursore - posizione centrale sullo 0 - o del potenziometro - regolato a 0 -).
Il risultato di questa operazione è questo: a pedale disinserito il suono risulta normale a quello impostato (supponiamo un suono leggermente distorto da ritmica). Inserendo il pedale il segnale si fa più grosso sulle frequenze medie, cosa che porta ad un incremento della saturazione e ad una maggiore presenza del suono, chiaramente utile per un assolo.
Operando in modo opposto (tagliando le frequenze medie ad un valore negativo) si può passare dal suono iniziale leggermente distorto (pedale disinserito) ad un suono leggermente più pulito (pedale inserito), utile per arpeggi crunch.
Alcuni amplificatori e preamplificatori programmabili offrono questo sistema di pre-equalizzazione direttamente incorporato con tutti gli altri controlli.
Un sistema valido e tra l'altro simile si ottiene inserendo direttamente sulla chitarra un circuito che consente di controllare le varie frequenze prescelte e di inserirle tramite un selettore sul corpo dello strumento (sono ottimi gli EMG o i Levinson).
L'uso dell'equalizzatore deve essere sempre tale da migliorare un suono già bello. Come qualunque altro effetto, l'abuso porterà solo a risultati negativi, in quanto il suono è dato dall'amplificatore. Ricordate quindi di sfruttare al massimo l'ampli, piuttosto che dire "si mi accontento tanto c'è l'equalizzatore".
Questo a meno che non si ricerchino sonorità particolari, e allora....sperimentare è sempre bene.
Concludendo, si può dire che la scelta del tipo di equalizzatore è estremamente soggettiva, come alla fine lo è per molti tipi di effetto.
Se da un lato l'equalizzatore parametrico è più potente, preciso e versatile, l'equalizzatore grafico è sicuramente più semplice e immediato. Alcuni ritengono che il parametrico sia più "freddo", mentre il grafico sia più chitarristico.
Il giudizio globale rimane quindi nelle vostre mani: se vi è possibile, provate entrambi i tipi di equalizzazione e calcolate sempre l'abbinamento che ne verrà fatto. Qualunque scelta può e deve essere sempre soddisfacente a livello personale.
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