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Le Alterazioni
I collegamenti armonici tra le varie
tonalità sono importanti sia per quanto riguarda la costruzione di un brano musicale, sia
per quanto concerne lo sviluppo melodico durante l'mprovvisazione.
Bisogna anche ricordare che ogni tonalità è concepita attraverso la costruzione delle scale, secondo la regola del tono e semitono. E'
quindi possibile stabilire una tonalità indicando all'inizio del pentagramma le
alterazioni tipiche della tonalità in questione. Da quì nascono le varie armature
di chiave che, sostanzialmente, si identificano con una tonalità maggiore
o quella relativa minore.
Nel caso quindi volessimo scrivere utilizzando, ad esempio, la tonalità di RE maggiore,
dovremo identificare questa tonalità scrivendo subito dopo la chiave le alterazioni
tipiche della scala stessa, e quindi FA# e DO#. Attenzione: questo sistema è
sottoposto a delle regole ben precise.
- L'armatura in chiave identifica una tonalità, ma non obbliga ad usare solo la
tonalità stessa. Eventuali alterazioni e cambi di tonalità momentanee vengono
segnalati dagli appositi simboli. Quando il cambio di tonalità è fisso, viene indicata
in chiave la nuova tonalità.
- La posizione delle alterazioni in chiave è univoca, nel senso che ogni
tonalità ha i simboli di alterazione posti sempre nello stesso punto, come vedremo sotto.
Le alterazioni sono definibili in due tipi: momentanee o permanenti.
L'alterazione momentanea è quella che appare all'interno di una battuta
su di una nota, alterando questa nota per tutta la durata della battuta stessa.
Ipotizziamo i vari esempi che possiamo
trovare all'interno di una o più battute musicali. Da questi ne trarremo delle regole,
che sono quelle usate normalmente durante la lettura e la scrittura di una parte musicale
su pentagramma.
1)Il simbolo di alterazione deve trovarsi davanti alla nota quando questa viene
scritta sul pentagramma.
2)Il simbolo di alterazione deve trovarsi dietro alla nota quando questa è parte
di un testo scritto.
3)Un alterazione momentanea ha valore dal punto della battuta in cui viene applicata
fino alla fine della battuta.
Nell'esempio che possiamo vedere sotto il LA sul primo movimento viene alterato
con il diesis. L'alterazione influisce anche su tutte le note LA (in qualunque ottava si
trovino) e vale fino alla fine della battuta, senza bisogno che venga scritto un'altra
volta. Quindi anche il LA che si trova sul quarto movimento deve essere considerato come
LA#.
Nel caso che l'ultimo LA non debba essere suonato come LA#, bisogna interrompere il valore
dell'alterazione utilizzando il simbolo di bequadro. Questo viene utilizzato per eliminare
un'alterazione (e quindi abbassare di un semitono) da una nota alterata. Nell'esempio,
l'ultimo LA della battuta non subisce l'influsso del # posto sul LA del primo movimento
grazie alla presenza del simbolo di bequadro.
4)Utilizzando le alterazioni in chiave le note specificate dai siboli di alterazione (che
devono essere scritti tra la chiave e l'indicazione di tempo) sono da leggersi come note
alterate per tutta la durata del brano o fino a quando non intervenga un altro cambio di
tonalità.
Nell'esempio sotto le note alterate in chiave sono FA#, DO#, SOL# e RE#, e devono essere
lette (e suonate) come tali anche se nella partitura sono scritte senza il simbolo davanti
alla nota.
Il bequadro, come scritto sopra, annulla un alterazione precedente. La regola, ovviamente,
vale anche nel caso le alterazioni siano poste in chiave. Il bequadro ha valore dal punto
della battuta in cui viene inserito fino alla fine della battuta stessa. Nell'esempio
seguente il primo DO viene letto come DO# (subisce l'influsso dell'alterazione posta in
chiave), mentre il secondo risulta naturale in quanto ha davanti il simbolo di bequadro.
Anche i due DO successivi subiscono l'influsso del bequadro, mentre l'ultimo ha davanti il
simbolo #, e verrà letto come DO#.
I rapporti fra le tonalità.
Per capire a fondo la relazione tra le varie tonalità (e quindi tra le varie
scale), si può utilizzare il sistema che andremo ora ad analizzare. Per fare queato ci
serviremo anche delle tabelle delle scale.
Partendo dalla tonalità base per eccellenza (cioè la tonalità di DO maggiore), che non
contiene note alterate, troviamo il suo V° (la nota SOL).
Analizzando questa tonalità troviamo una nota alterata, il FA#. La differenza tra la
tonalità di DO maggiore e quella di SOL maggiore è quindi in una sola nota (il FA#,
appunto). Le due tonalità sono definite tonalità vicine.
Il V° della scala di SOL è la nota RE, la cui scala maggiore contiene due alterazioni
(il FA# e il DO#). Tra le due tonalità la differenza è nella nota DO, che diventa DO#
nella scala di RE.
Sulla scala di RE il V° è la nota LA, dalla cui tonalità possiamo rilevare le note
alterate FA#, DO# e SOL#.
La tonalità di SOL e la tonalità di RE sono quindi da considerarsi tonalità vicine,
così come le tonalità di RE e LA, mentre non lo sono le tonalità di DO e RE oppure LA e
SOL.
Proseguendo nell'analisi delle tonalità vicine abbiamo in successione la scala di MI, SI,
FA# e DO#. E' facile notare che guardando le scale in serie da quella di DO in avanti,
salendo sempre di una quinta, viene aggiunta ogni volta un alterazione a quelle già
presenti. Questo viene visualizzato nello schema ed è più comunemente
definito come circolo delle quinte. Come si può vedere dal grafico, le alterazioni poste
in chiave risultano in ordine crescente anche come scrittura, ordine che deve essere
sempre rispettato.
Nello schema, proseguendo in senso orario, le alterazioni sono i diesis. Proseguendo in
senso antiorario, abbiamo le alterazioni in bemolle. Il sistema è analogo al precedente,
ma viene sviluppato per quarte ascendenti. Verifichiamone la costruzione.
Partendo sempre dalla scala di DO maggiore, saliamo questa volta al IV°, dove troviamo la
nota FA. Osservando la tonalità di FA maggiore, troviamo una nota alterata, il SIb, e
possiamo valutare la differenza tra la tonalità di DO e quella di FA in una sola nota (il
SIb, appunto). Quindi la tonalità di DO e quella di FA sono da ritenersi tonalità
vicine.
Il IV° della scala di FA maggiore è la nota SIb. Da questa nota costruiremo la nuova
scala (SIb maggiore>, che si differenzierà dalla scala di FA per l'aggiunta di una
nuova nota, il MIb. Utilizzando il sistema di costruzione per quarte, si può facilmente
notare che il IV° della scala, oltre ad essere la tonica della nuova scala, è anche la
nota differente tra le due scale.
In successione le tonalità saranno queste: DO, FA, SIb, MIb, LAb, REb, SOLb. La scala di
DO# e quella di REb sono da considerarsi enarmoniche, in quanto comprendono le stesse
note, anche se di nome diverso; lo stesso vale anche per le tonalità di FA# e SOLb.
Nell'esposizione di una armatura in chiave potete fare riferimento allo schema del circolo delle Quinte,
ricordando di mantenere sempre la stessa posizione delle alterazioni a
seconda delle tonalità che si intendono usare.
Collegandoci alla tabella delle tonalità minori, e ricordando
che ogni scala maggiore ha una relativa minore, possiamo costruire anche il circolo delle
quinte minori. La tonalità di partenza è la relativa minore di DO, cioè LA minore,
composta da tutte note naturali. Salendo un quinta sopra troviamo la nota MI, che sarà la
tonica della tonalità minore vicina. Troviamo in questa scala un'alterazione, cioè il
FA#, ricordando che la scala di MI minore è la relativa minore di SOL.
Dalla scala di MI minore, salendo sul V°, troviamo la nota SI, tonica della nuova scala
minore, che comprende due alterazioni (FA# e DO#). Fate riferimento allo schema del Circolo delle Quinte Minori,
proseguendo in senso orario per la progressione dei diesis.
In senso antiorario troviamo la progressione dei bemolle, basata sulla costruzione per
quarte. Da LA minore saliamo a RE minore, per proseguire a SOL minore eccetera.
Anche in questo caso avremo tonalità enarmoniche.
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