Per costruire qualsiasi scala, il
sistema più conveniente è quello di creare la successione di toni e semitoni tipica
della scala stessa allinterno della scala cromatica, partendo dalla nota che dovrà
essere tonica nella nuova scala. Il rapporto di toni, semitoni e gradi deve essere sempre
rispettato. E ovvio che cambieranno le note in base alla tonica prescelta.
Proviamo a costruire la SDM di MI. Innanzitutto facciamo riferimento alla scala cromatica,
facendo partire la successione di note appunto dalla nota MI.

Ora utilizziamo la successione di toni e
semitoni tipica della SDM e inseriamola a partire dalla nota MI. Il risultato sarà il
seguente:

A questo punto mettiamo in successione le note della SDM di
MI.

Si può osservare chiaramente la presenza delle alterazioni
sulle note FA,SOL,DO e RE. Queste sono tipiche della tonalità di MI maggiore e, per
convenienza, sarà opportuno indicarle in chiave. Questo sistema, che analizzeremo osservando i rapporti delle tonalità,
viene definito armatura in chiave.

Essendo diatonica, la SDM deve avere tutte
le note di nome diverso. Se vediamo la SDM di FA, possiamo notare che la nota LA# è stata
trasformata in SIb: questo è obbligatorio, in quanto nella costruzione dopo la nota LA
avremo dovuto aggiungere un semitono (ottenendo LA#), ma avremo anche trovato due LA
consecutivi e nessun SI (
LA LA# DO
). La sostituzione di LA# con Sib è quindi
scontata e, ripeto, obbligatoria. Questa è la SDM di FA, con un bemolle in chiave (Sib).

In alcune scale possiamo trovare i diesis sulle note MI e
SI, oppure i bemolle su DO e FA. Per esempio nella SDM di SOLb troviamo il bemolle sulla
nota DO, come possiamo vedere sotto.

Costruendo una scala può capitare che, in alcune tonalità ricche di alterazioni, una nota
sia coincidente come suono ad una nota successiva. Abbiamo visto che nelle scale,
grazie alla regola che ne indica il senso diatonico (ogni nota deve avere un nome diverso), tutte le note sono presenti
nella successione dei suoni. Questo può comportare la presenza del doppio diesis (che viene scritto con due simboli
appaiati, e cioè ##, oppure con il simbolo x), o la presenza del doppio bemolle (due bb davanti alla nota).
Come esempio costruiamo la scala diatonica maggiore di LA#, ricordandoci sempre di visualizzare la scala cromatica e di operarare le varie trasformazioni enarmoniche.
Alla tonica, cioè LA#, aggiungiamo un tono. Ci troviamo subito alla prima trasformazione enarmonica,
in quanto la nota SI, per essere distante un tono dal LA#, deve avere obbligatoriamente un diesis, che ne porta il suono coincidente con la nota DO. E siccome utilizzando su questa nota il nome DO
avremmo saltato il nome SI, ecco spiegato il motivo per cui si deve utilizzare appunto il SI#.
Dal SI# avanziamo di un tono, arrivando così al doppio diesis, e cioè DO## (oppure DOx). Questa nota ha lo stesso suono della nota RE naturale,
ma, come oramai deve essere chiaro, nella scala prende il nome di DO##.
Da DO## avanziamo di 1semitono e troviamo quindi RE#. Si può intuire il senso logico paragonando DO## a RE (sua nota enarmonica) e pensando che se si aggiunge
1st alla nota RE questa sale a RE#. Di conseguenza DO## (cioè RE) più 1 semitono diventa RE#.
Da RE# saliamo di 1 tono e troviamo un altro suono enarmonico. Infatti dobbiamo chiamare la nota con il nome MI# (coincidente al suono FA).
Da MI# saliamo di 1 tono e troviamo FA## (che ha come suono reale la nota SOL naturale).
DA FA## arriviamo un tono dopo a SOL## (suono reale: LA naturale), per concludere 1 semitono sopra alla tonica LA#. Osservate la scala in entrambi i sensi (ascendente e discendente), ricordando che il simbolo x
indica appunto il doppio diesis:

Lo stesso discorso vale anche per tutti i tipi di scale. Bisogna solo prendere confidenza con le regole che ne governano la costruzione.
Provate a vedere ad esempio le varie scale minori e vedrete quante alterazioni possibili sono in esse contenute.
E molto utile conoscere tutte le scale, nella loro costruzione, tonalità e tipo (maggiore, minore, modali ecc.) e riconoscere le
tonalità dalle alterazioni in chiave (o armatura in chiave),
e perciò un buon consiglio è quello di esercitarsi a costruire le scale, seguendo
scrupolosamente le regole. Potete esercitarvi confrontandone poi i risultati osservando la tabella delle Scale Diatoniche Maggiori.
Voglio ricordare un particolare molto importante. Quando si
scrive una parte musicale con la presenza di alterazioni momentanee (
cioè quelle che non si trovano in chiave), la regola delle alterazioni ci obbligherebbe a
seguire le direzioni ascendenti per segnalare i diesis e quelle discendenti per segnalare
i bemolle. E molto più comodo, invece, scrivere la parte mettendo il minor numero
possibile di simboli per facilitarne la lettura. In pratica: guardiamo il seguente rigo.

Osservate il fatto che negli ultimi due
ottavi della prima battuta troviamo due note discendenti e quindi lultimo FA#
avrebbe dovuto (secondo la regola) essere scritto come SOLb. Lasciando la nota di FA (che
automaticamente è diesis per lalterazione sul precedente FA#) ho evitato di mettere
un ulteriore simbolo (il bemolle sul SOL discendente). Idem nei due ultimi ottavi della
seconda battuta, dove ho preferito lasciare il FA# al posto del SOLb. Tutto questo,
ripeto, per ottenere una migliore pulizia nella scrittura e facilitarne la lettura.
In molte occasioni si possono trovare cambi di tonalità allinterno del brano.
Questi possono essere segnalati con linserimento di una chiave seguita dalle nuove
alterazioni nel punto in cui si cambia tonalità. Ma è frequente anche non trovare
alterazioni in chiave già dallinizio del brano. Solitamente questo succede quando
la linea melodica è ricca di alterazioni al di fuori della tonalità in uso, oppure
quando i cambi di tonalità sono molto vicini fra loro. |