Release

E' una tecnica che si accompagna spesso al bending, in quanto consiste nel suonare una corda precedentemente tirata con un dito della mano sinistra. Appena suonata, la corda viene rilasciata (da quì il termine, appunto, release) fino ad arrivare alla sua posizione originale. Il risultato sonoro sarà quindi quello di una nota calante in senso discendente di tanti semitoni quanti erano quelli formati dal bending precedente. In partitura questo tipo di situazione viene mostrato con una nota fra parentesi che viene a scendere sulla nota successiva, non pennata ma creata dal suono della nota di partenza, che era su di una corda tirata grazie al bending. A volte, sotto la linea curva che lega le due note può trovarsi la lettera "R" che indica, appunto, il release.
La difficoltà maggiore nell'uso del release è sicuramente il fatto che la corda deve essere già tirata quando suoniamo la nota. E' richiesta una buona padronanza del bending, in quanto occorre portare la corda alla giusta flessione prima di suonarla: anche in questo caso la pratica è il migliore mezzo di lavoro.
Nell'esempio che possiamo vedere, viene sviluppato il release tra la prima nota precedentemente tirata (il 9 tra parentesi, cioè la nota E) e la seconda nota al 7° tasto (nota D). Per eseguire questo release, tirate, senza suonare, la nota al 7° tasto di un tono, in modo da preparare già l'intonazione di partenza. Suonate la nota e rilasciate il dito in modo tale da far compiere alla nota una discesa armonica nel suono: in pratica si passa dalla nota E alla nota D in maniera fluida. A seconda della velocità dell'esecuzione, il release sarà più o meno veloce.

Ma il release si può utilizzare anche legandolo al bending, come già trattato nell'apposita sezione, appunto, del bending. Semplicemente si può dire che, una volta suonata la nota e "tirata" fino all'intonazione data dal bending, si rilascia la flessione della corda fino a ritornare al punto di origine. Musicalmente questo si risolve in un unica legatura tra almeno tre note: la prima, di partenza, legata con il bending alla seconda nota, legata alla terza (in pratica la stessa iniziale)dal release. In questo specifico caso si può usare il termine release bend.


Vibrato

La possibilità di manipolare una nota in modo tale da renderla espressiva è molto importante ai fini di una perfetta esecuzione musicale. In effetti può capitare che ci si trovi spesso a lavorare su di una nota che debba essere mantenuta più o meno lunga. A quel punto può essere importante curarne l'aspetto estetico colorandola magari con qualche effetto manuale. Uno dei più usati è sicuramente il vibrato, una tecnica che permette appunto l'uso di alcuni movimenti rotatori del polso o delle dita per ottenere una sorta di microvariazione tonale nella nota, solitamente definita, appunto, vibrato.
Questa tecnica, per i neofiti, è probabilmente quella di più difficile esecuzione, in quanto il vibrato è un segno di espressione e come tale va' coltivato. Occorrono molti anni di pratica, ma direi soprattutto di esperienza, per ottenere un buon vibrato, più che altro in merito al fatto che la sensibiltà musicale è ovviamente in costante crescita parallelamente allla crescita sotto il profilo tecnico o, in ogni caso, di pratica. Non è comunque necessario essere dei mostri di tecnica per avere un buon vibrato e questo lo si capisce anche solo osservando (e ascoltando) chitarristi come B.B.King, Albert Collins (mi fermo anche perchè potrei continuare a lungo). Ebbene, questi chitarristi, seppur non dotati di tecniche fuori dal comune, sono in grado di esprimere sotto le loro dita note che molti axe-tecnici non hanno, o per lo meno non fino a quel punto. Almeno per quanto riguarda il vibrato, questo può sicuramente essere vero. E difatti molti guitar-hero non nascondono di avere passato ore e ore a studiare e capire come fare "cantare" anche una singola nota...
Questo doveroso preludio è stato necessario per spiegare a fondo come l'uso del vibrato assume un importanza fondamentale nell'esecuzione chitarristica. Ora sarà nostro dovere cercare di apprendere i rudimenti di tale tecnica, cominciando dall'impostazione della mano sinistra.
Innanzitutto possiamo affermare che esistono due modi principali di fare il vibrato, uno più classico, l'altro più moderno. A questi si possono aggiungere altri modi per così dire personalizzati, in quanto magari tipici dello stile di un chitarrista in particolare. Analizziamo i vari casi.
Nel vibrato classico, il dito della mano sinistra che esegue il vibrato opera un movimento parallelo alle corde. Infatti il dito si muove spostandosi leggermente all'interno del tasto, alternando continuamente la direzione (avanti e indietro con regolarità) e mantenendo la linea della corda sulla quale sta suonando. La velocità del movimento è subordinata, nella maggior parte dei casi, al timing del brano. Il risultato di questo movimento comporta una variazione nell'intonazione della nota, che solitamente è molto leggera (cioè nell'ordine dei microtoni), e assume l'aspetto di un "tremolo" della nota stessa. Il vibrato classico, usato (come dice la parola) soprattutto nella musica classica, folk, etnica, è il meno comune tra i modi di suonare tale tecnica.
Infatti è molto più usato il vibrato moderno, da alcuni definito come vibrato rock o blues. Bisogna ammettere che il più delle volte quando si parla di vibrato si intende questo tipo di tecnica, perchè molto più utilizzata. Contrariamente a quello classico, nel vibrato moderno il dito si muove quasi perpendicolarmente alla corda, e quindi parallelamente al tasto, provocando anche in questo caso una variazione microtonale della nota, ma con un enfasi maggiore rispetto al vibrato classico. In alcuni casi si arriva a quarti di tono o più, specialmente quando si vuole essere abbastanza energici: ascoltate chitarristi come Steve Lukater o Gary Moore e capirete cosa vuol dire usare un vibrato molto potente, in particolare se eseguito con un buon suono distorto...
Sebbene i due casi precedenti indicano i modi più comuni di usare il vibrato, occorre sapere che esistono anche altri sistemi, magari più particolari, per ottenere il vibrato. Come dicevamo sopra, questi sistemi sono per lo più caratteristici dello stile di una dato chitarrista e in molti casi si può arrivare a capirne le modalità solo analizzando e studiando la stile e la tecnica del chitarrista stesso. Ad esempio, uno dei vibrati utilizzati solitamente da Steve Vai comporta un esecuzione del dito sulla corda in modo circolare. Il dito, infatti, sembra eseguire il disegno di un cerchio sulla corda stessa, ottenendo come risultato un vibrato particolarmente dolce e leggero, utilizzato specialmente su note lunghe ed espressive. Bisogna valutare comunque il fatto che il maggiore artefice del vibrato non è il dito che preme la corda, quanto il polso della sinistra. Infatti il movimento (parallelo o perpendicolare che sia) del dito è dato proprio dal fatto che il polso ruoti sul proprio asse per ottenere il movimento da trasmettere poi al dito stesso. Più facile a dirsi che a farsi, purtroppo. L'unico consiglio che si può dare è quello di provare, provare e provare ancora. Inizialmente, questo ve lo assicuro, l'effetto sarà molto scarso (soprattutto, direi, scolastico), ma è la prassi. L'importante è sfruttare il vibrato nelle più svariate occasioni, al fine di "istruire" polso e dita a tale tecnica.
Un trucchetto per capire l'intonazione e la precisione del vibrato potrebbe essere questo. Fornitevi di un accordatore (consigliato quello cromatico) e suonate una nota su di un tasto qualsiasi, in modo da vederla sviluppata sul display, ovviamente accordata. Ora suonate ancora la stessa nota e provate a vibrarla secondo una delle tecniche analizzate. Se il vibrato è giusto, la lancetta (o le luci, a seconda del modello di accordatore) si dovrebbe spostare leggermente verso destra, nell'ordine di pochi centesimi di intonazione. Questo movimento dovrebbe fluttuare ritmicamente a seconda della velocità da voi impostata durante l'esecuzione del vibrato. Cercate quindi di ottenere un successione di movimenti il più possibile costante e regolare.

Per finire, prima di passare alle tecniche successive, vi ricordo il simbolo del vibrato in partitura, e cioè una linea ondulata sopra la nota.


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