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Tecniche Fondamentali del fraseggio rock - blues
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In questa sezione vogliamo chiarire alcune particolarità circa l'uso di alcune tecniche fondamentali per una corretta interpretazione del fraseggio blues e rock-blues, tecniche utilizzate comunque anche nei più svariati generi musicali, quindi di grande interesse a prescindere dal genere suonato e utilissime in tutte le situazioni.
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Bending
Questa tecnica è solitamente una delle più chitarristiche, nel senso che solitamente viene proprio attribuita alla chitarra, in quanto strumento a corde. Fondamentalmente, il bending consiste nel tirare letteralmente una corda, aumentandone così la tensione in modo tale da innalzare la nota di uno, due o tre semitoni (in alcuni casi anche a quattro). Vediamo come ottenere il bending.
Le dita che solitamente vengono impiegate per "tirare" la corda sono l'anulare (sicuramente il più comune) e il medio. A volte l'indice, raramente (molto... data la sua naturale debolezza) il mignolo. Prendiamo come esempio l'anulare, al quale faremo fare un tirato sulla terza corda al 7° tasto, in modo tale da innalzare l'intonazione della corda dalla nota D fino alla nota E (un tono sopra). Cominciamo con il premere l'anulare al 7° tasto e appoggiamo, sul tasto precedente, anche il medio. Infatti, nel flettere la corda possiamo aiutarci con il dito precedente a quello con cui stiamo per fare il bending: nel caso dell'anulare, tra l'altro, oltre al medio potremo anche aiutarci con il dito indice, allo scopo di ottenere una più accurata intonazione e precisone del tirato. Se provate ora a spingere lentamente la corda, suonandola ovviamente, sentirete che la nota si alza di intonazione. Vedrete (più che altro sentirete) che il dito anulare si trova a combattere con la tensione della corda ed è proprio questo particolare che rende difficile il bending per chi è agli inizi. Non disperate, comunque, in quanto una buona pratica costante su questa tencica porterà con il tempo ad avere un buon controllo nell'intonazione.
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Osservate un particolare molto importante. Seppure fin'ora si era parlato di "tirare con il dito...", in effetti il movimento deve essere eseguito dal polso, che è molto più potente nel spingere che non il dito stesso: quest'ultimo deve ovviamenete fare forza sulla corda, ma è il polso che in maniera tale da spingere sulle dita. Per convenzione si usa comunque dire "tirare" (o spingere" con il dito...
Come pratica, proviamo ad innalzare un nota di un tono. La difficoltà principale, specialmente per i neofiti di questa tecnica, è quella di sapere dove fermare la spinta che il dito deve dare sulla corda. Per questo motivo, il primo lavoro è quello di sentire la nota di arrivo del bending.
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Nell'esempio, suonate prima la nota D sulla terza corda al 7° tasto, poi il E sulla seconda al 5°, e ripetete più volte per memorizzarne il suono. Ora premete forte il terzo dito di nuovo sulla nota D e appoggiate anche il secondo dito nel tasto precedente, sulla stessa corda. Questo dito ha il compito di aiutare l'anulare durante la spinta verso l'alto che questo darà alla corda per innalzarne la tonalità.
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E' consigliabile l'ascolto di questo e di tutti gli altri esempi, che trovate in formato mp3, allo scopo di sviluppare la tecnica in merito anche a quello che l'orecchio è in grado di interpretare.
Ricordate sempre di aiutare il dito che esegue il bending appoggiandone quello precedente, in modo tale da avere più
potenza e precisione nel tirare la corda stessa. Mantenendo le stesse caratteristiche di esecuzione,
suonate in punti diversi della tastiera l'esercizio visto sopra. Solitamente, il bending viene fatto spingendo
il dito verso l'alto quando è fatto su prima, seconda e terza corda. Più raramente viene spinta la quarta o, meno ancora
quinta e sesta corda: nel caso venga fatto, la spinta su queste corde è verso le corde alte.
Facciamo delle precisazioni a riguardo di come le note suonate con il bending debbano... suonare. Una volta che il dito ha operato il bending, la nota è stata trasportata da un intonazione ad un altra. Ma cosa succede quando arriviamo, appunto, alla nota tirata? Abbiamo più opzioni possibili: cerchiamo di valutarne qualcuna.
- Lasciare cantare la nota. La scelta forse più comune, dove la nota portata ad intonazione suona per una dato periodo di tempo: una semiminima piuttosto che una metà, oppure una croma piuttosto che un intero... Ovviamente è a discrezione dell'esecuture.
- Vibrare la nota. Mantenendo il suono della nota secondo le direttive appena viste, è possibile fare in modo che la nota stessa venga manipolata con una serie di microvariazioni date dall'alternanza (veloce o lenta a seconda dei casi) tra un leggerissimo rilascio e una spinta della corda tirata. Questa tecnica sicuramente è più complicata e richiede un ottimo controllo del bending.
- Stoppare la nota. In questo caso, una volta raggiunta l'intonazione il suono della nota viene bloccato. Questo sistema può essere utile nel caso si voglia suonare ebfatizzando magari di più l'aspetto ritmico.
- Rilascio della nota. Comunemente detto release, si tratta di rilasciare la tensione della corda in modo che l'intonazione della corda torni alla sua posizione originale. Ne tratteremo a fondo l'argomento tra breve nella pagina successiva.
Un tipico caso di utilizzo del bending lo troviamo sotto. In pratica si tratta semplicemente di tirare una corda, nell'esempio la seconda, facendo però attenzione a quale dito debba fare il bending. Infatti la posizione illustrata sarebbe quella tipica del box 2 della scala pentatonica ed effettivamente bisognerebbe suonare la nota con il 4° dito. Questo però è solitamente il dito più debole ed è più opportuno, per una migliore intonazione del bending, tirare la corda con il 3° dito.

Ovviamente questo era solo un esempio che però dovrebbe essere seguito ogni qualvolta ci si imbatta in un bending da eseguire su di una nota suonata dal 4° dito. Possiamo comunque imbatterci in altri tipi di bending, come nel seguente caso, dove ad una corda tirata viene affiancata una nota posta su di una altra corda.

Il 3° dito esegue il bending sul settimo tasto della terza corda, mantenendone l'intonazione anche quando il 4° dito va a premere l'ottavo tasto della seconda corda. Nel secondo bending fate attenzione a non staccare il 3° dito prima che la nota sulla prima corda venga suonata, in modo da lasciare le note il più possibile legate fra loro.
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