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Consigli su regolazioni e abbinamenti
Al termine dell'analisi tecnica di ogni effetto, vedremo qualche consiglio sulle regolazioni e gli abbinamenti tra i vari effetti. Rimane comunque di fondamentale importanza un accurata lettura dei manuali di istruzioni che accompagnano l'acquisto di un unità effetto, sia a pedale che a rack. Tra l'altro, al contrario di qualche anno fa, vengono abbinate a quelle in lingua madre (solitamente l'inglese) anche la traduzione in italiano. Nel caso che non ci siano, provate comunque a richiederle al rivenditore.
Apriamo subito una parentesi importante: un suono di chitarra è la somma di molteplici situazioni. Prima di tutto le dita: ovviamente ogni chitarrista ha il suo tocco personale, unito anche al suo gusto musicale. Questa deve essere la base di partenza per la costruzione del proprio suono.
Se si mettono a confronto dieci chitarristi diversi per esperienza, genere e abilità tecnica, facendoli suonare con la stessa chitarra, gli stessi effetti e lo stesso amplificatore regolati sempre nello stesso modo, otterremo sicuramente questo risultato: dieci suoni che si possono si assomigliare,
ma che sono comunque sostanzialmente diversi. Se poi durante la programmazione di un suono ci viene in mente di copiare il suono di "quel" chitarrista inciso su "quell'album" pubblicato "quell'anno", penso proprio che perderemo solo tanto tempo per ottenere un suono che può anche non soddisfare.
Come già detto sopra, le nostre dita sono diverse da "quel" chitarrista. Ma, a parte questo, proviamo a confrontare la strumentazione usata da "quel" chitarrista con la nostra (e questo sempre se sappiamo quale è la strumentazione che aveva usato "quel"
chitarrista). Supponiamo che il suono da imitare sia stato ottenuto con una Fender Stratocaster, un ampli Mesa-Boogie, un pedale OD1 della Boss e un processore Rocktron Intellifex. Se noi usiamo una Gibson LesPaul, un ampli Fender Twin e un processore Lexicon, abbiamo comunque un altro tipo di strumentazione,
altamente professionale, ma sempre una strumentazione diversa da quella prima descritta. E' quindi chiaro che questi due tipi di strumentazione suonino bene, ma ognuna di loro abbia un suo suono.
Tornando a "quel" chitarrista, la sua performance era stata registrata in sala d'incisione e quindi il sound aveva avuto comunque ulteriori manipolazioni.
Bisogna, a questo punto, essere in grado di sfruttare al meglio la propria strumentazione e riconoscere i pregi o i difetti che questa comporta a livello tecnico. Molto importante risulta quindi l'acquisto, che deve essere basato su un attenta analisi dei propri gusti, del o dei generi musicali suonati e, dulcis in fundus, del portafogli.
Un ultimo consiglio: c'è sempre qualcuno più esperto, quindi facciamoci sempre consigliare o aiutare nella scelta.
Veniamo ora all'analisi delle regolazioni dei due effetti di cui parlavamo prima.
Per quanto riguarda l'overdrive le regolazioni sono semplici: si deve giocare soprattutto sulla quantità di saturazione (drive). Il suono dell'effetto è ideale per un timbro rock-blues, quindi non molto distorto (in gergo crunch), ottimo sia per i soli che per l'accompagnamento. Con il controllo di tono (tone) si può dare più o meno presenza al suono, mentre il volume ne determina il livello. Ricordo che un buon espediente è infine quello descritto prima nel paragrafo precedente,
e cioè anteporre l'overdrive al canale distorto dell'ampli per dargli maggiore spinta.
Il distorsore è molto più complicato, anche perché generalmente è più ricco di controlli. Se questi sono anche controlli di equalizzazione possiamo avere varie combinazioni.
Grande gioco va fatto sulle frequenze medie (middle), in quanto caratteristiche della gamma di appartenenza della chitarra.
Per l'accompagnamento conviene "tagliare" queste frequenze (cioè regolare il potenziometro a valori bassi), esaltando leggermente gli acuti (treble): così facendo il suono risulterà più "leggero" e non andrà a disturbare gli altri strumenti.
Ricordatevi che questi sono solo consigli: infatti alcune sonorità prediligono un suono più ricco di medi anche per l'accompagnamento. Diamo grande importanza all'orecchio.
Per quanto riguarda la sonorità di un solo, esaltare le frequenze dei medi conviene sempre; un solo deve essere sempre più presente rispetto alla ritmica, proprio perché risaltare rispetto agli altri strumenti è importante per far sentire le singole note.
Queste regole valgono anche per la costruzione del suono sul canale distorto dell'amplificatore. Se abbiniamo un pedale distorsore conviene comunque inserirlo sul canale clean (pulito): un sistema di questo tipo offre più sonorità (canale clean-pedale distorsore, sullo stesso canale distorto). Volendo si può inserire anche l'overdrive, per aumentare ulteriormente le sonorità.
Feedback
Il feedback non è un pedale o un processore, ma un effetto fisico-acustico.
Si verifica quando un microfono o un trasduttore (nel nostro caso il pick-up della chitarra) raccoglie il proprio suono già amplificato e lo rimanda nell'impianto di amplificazione. Questo, tecnicamente, è un inconveniente. Capita spesso con gli impianti audio, solitamente con i microfoni dei cantanti. A livello sonoro lo sentiamo come un fastidioso fischio carico di frequenze acute.
Quando succede sulla chitarra, generalmente la colpa è da accreditare ad un volume troppo elevato rispetto alla vicinanza della chitarra: conviene sempre tenere il davanti dello strumento opposto ai coni della cassa dell'amplificatore a cui è collegata.
Se, come dicevo sopra, il feedback è tecnicamente un problema, musicalmente può essere molto interessante, al punto che molti chitarristi lo hanno usato creativamente. Importante è comunque il controllo del feedback, e questo per evitare problemi agli altri musicisti.
Per aiutare la chitarra a "fischiare", ci si può posizionare in linea davanti all'ampli (più precisamente davanti ai coni). Il suono, convenientemente, deve essere saturo: tutti i controlli della chitarra devono essere aperti e per fermare il feedback occorre appoggiare la mano sulle corde in modo da bloccarne la vibrazione magnetica provocata dal pick-up esaltato dal feedback stesso.
In generale è un sistema che funziona. Molto dipende dalla qualità costruttiva della strumentazione usata, ma anche dalla tecnica personale: ad esempio un buon sistema per ottenere il feedback, è quello di provocarlo con gli armonici artificiali (quelli, per intenderci, che vengono suonati con plettro e pollice assieme).
Se la chitarra fa fatica da innescare, provate a spostarvi verso uno dei lati dell'amplificatore. Solitamente, ogni abbinamento tra chitarra e amplificatore ha un proprio punto di innesco, che spesso si trova in diagonale rispetto al fronte della cassa.
Probabile angolatura di innesco del feedback
Per concludere il discorso sulla distorsione, può essere utile ricordare ancora una volta quanto la scelta azzeccata
di un componente della strumentazione possa influire sulla sonorità cercata. Solo l'esperienza personale può
dare la certezza nella qualità e nell'affidabilità di uno strumento, sia esso chitarra, ampli o effetto.
Per questo è consigliabile ricorrere sempre a chi ne sa di più: questo può fare risparmiare tempo e denaro...
L'analisi degli effetti per chitarra prosegue ora con il compressore.
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