Direct Outputs

Quando si registra in sala di incisione, oppure suonando dal vivo in ambienti grossi o all'aperto, bisogna raccogliere il suono per mandarlo rispettivamente al banco regia o al mixer Live. In gergo si dice microfonare la chitarra: si usano infatti uno o più microfoni per prelevare il suono sviluppato dai coni delle casse della chitarra. Molto importante la scelta dei microfoni e la relativa posizionatura davanti al cono. Questo è stato, e molto probabilmente sarà sempre il migliore sistema per amplificare la nostra strumentazione.
Usare i microfoni può però portare a dei problemi: risonanze indesirate, rientri di altri strumenti vicini e, perché no, anche il lavoro che occorre per piazzare il microfono stesso. Per questi (e altri) motivi sono nate le Direct Outputs (detti anche Recording Outputs, Full Range Outputs ecc.). Si tratta di un uscita, generalmente stereo (da qui il plurale), da cui si invia un segnale bilanciato che deve essere inviato nei sistemi Full Range (che poi sono gli impianti voce, i mixers, i registratori) simulando il suono che raccoglierebbe un microfono posizionato davanti al cono della cassa. Questo sistema è contenuto nella maggior parte dei moderni preamplificatori e, cosa sempre più comune da riscontrare, anche negli amplificatori ultima generazione. In alcuni casi troviamo addirittura la possibilità di imitare un tipo di cassa piuttosto che un altro: si può optare per una cassa aperta con un cono da 12 pollici (il diametro), oppure per una 4x12 chiusa (tipica cassa Marshall). Questo sistema è definito Speaker Cabinet Emulator, ed è un circuito posto sull'uscita delle Direct Outputs. E' possibile trovarlo anche come unità a rack o come semplici scatolotti (probabilmente il più famoso è la Red Box della Hughes & Kettner). Non colleghiamo mai le normali uscite L e R del preampli (Amplifer outputs) per inviare il segnale al mixer. Queste sono concepite per dare un segnale calibrato per un finale di potenza per chitarra, il quale passerà il suono agli altoparlanti, i quali sono volutamente scarni, cioè non sono in grado di diffondere l'intero spettro sonoro delle frequenze (Full Range). Ma è proprio l'abbinamento di questo sistema che dà il suono della chitarra. Quindi, se mandiamo il segnale prelevato dalle uscite di linea ad un mixer, questo non sarà in grado di interagire perfettamente: usando le distorsioni otterremo il tipico effetto "zanzara" (se volete star male provate pure), mentre sui suoni puliti la dinamica andrà a farsi benedire. Attenzione anche alle uscite Line Out presenti sugli amplificatori di basso costo, in quanto teoricamente potrebbero essere collegate ad un mixer, ma è meglio utilizzare un microfono.
Utilizzare le Direct Outputs può portare quindi a dei vantaggi notevoli, che poi sono il contrario di alcuni possibili inconvenienti visti sopra per i microfoni: Rimane comunque il fatto che le Direct Outputs offrono solo una simulazione della microfonatura, la cui qualità sonora è, come già detto, superiore. Il sistema di lavoro del microfono è simile all'orecchio umano, ma con una maggiore fedeltà sonora. Al contrario dello Speaker Emulator, ha la capacità di interagire con l'ambiente, che ha una particolare importanza nel sound globale. La simulazione, seppure molto fedele, rimane comunque una simulazione, e quindi la scelta varia a seconda delle esigenze e dei casi.

Il Finale di potenza

Arriviamo all'ultimo stadio di amplificazione: il finale. Questo ha il compito di amplificare in misura rilevante tutto il segnale che vi entra, ritoccandolo leggermente in alcuni casi, per poi spedirlo alle casse, le quali permettono poi di farlo sentire sotto forma di suono. La filosofia costruttiva di un finale rispecchia quella tipica dei finali contenuti all'interno di un'amplificatore, con la differenza che si trova singolarmente come unità a rack e, generalmente, è stereofonico, in quanto possiede due canali con i loro relativi controlli.
Un finale può essere costruito con circuitazione valvolare o a transistor o addirittura ibrida, nel senso che si trova ad avere una circuitazione mista. I tipici controlli che possiamo trovare per ogni singolo canale sono il volume e il presence.
Il volume, ovviamente, controlla il livello di uscita del canale.
Il presence controlla la presenza del segnale, utile come possibile ritocco del suono globale dal vivo, in quanto può fare in modo che la nostra performance si distingua con più chiarezza durante il concerto, enfatizzando le frequenze medio-alte.
Solitamente sono questi i controlli che si trovano sul pannello frontale dei comuni finali, più che sufficienti ad amplificare correttamente il suono nel modo a noi idoneo. Può capitare di trovare anche controlli a selezione che operano dei tagli netti ai bassi e ai medio-alti.
Nel pannello posteriore abbiamo invece una o più uscite Line Out per ogni canale. Sono le uscite a cui andranno collegate le casse. Attenzione alle impedenze di queste uscite, che dovranno essere compatibili con le impedenze delle casse. Possiamo avere uscite da 4ohm, 8ohm e 16ohm (a seconda del tipo di finale e di amplificatore), in modo da creare qualsiasi combinazione tra finale e casse. In alcuni casi si può fare confusione proprio sugli abbinamenti delle impedenze tra finali e casse. Vediamo quindi di fare un po' di chiarezza con il grafico seguente.

  FINALE CASSA  
  8ohm 8ohm  
  16ohm 16ohm  
  8ohm 16ohm  
  4ohm 8ohm  

Si può quindi affermare che le impedenze uguali sono chiaramente abbinabili fra loro, mentre un finale che ad esempio ha un uscita di 8 ohm può essere collegato ad una cassa che abbia l'entrata a 16 ohm. Questo vale su ogni canale di uscita del finale. Bisogna poi aggiungere che i finali a transistor non soffrono particolarmente nei casi in cui i collegamenti con le casse siano sbagliati (al limite può esserci una leggera perdita di volume), mentre i finali valvolari, ed in particolare quelli vecchi, possono subire danni, anche seri. Consultiamo sempre i manuali guida allegati ad ogni finale. Adattare l'impedenza di uscita del finale di potenza a quella degli speaker significa fare in modo che tutta l'energia emessa dal finale venga trasferita alle casse senza perdita di segnale e quindi far funzionare il sistema al meglio delle sue possibilità (ed evitare danni), e per ciò i valori sopra descritti non danno problemi, anche se è sempre meglio collegare due impedenze di valore uguale. Usando sistemi più complessi (ad esempio più speaker collegati allo stesso finale), bisogna fare in modo che il valore totale dell'impedenza degli altoparlanti sia corrispondente a quello presente sul finale.
Possiamo avere due tipi di collegamento: in serie o in parallelo.
Collegare in serie due altoparlanti significa unire un terminale positivo ed uno negativo dei due e collegare all'amplificatore i rimanenti due terminali rimasti scollegati. I loro valori si sommano: per esempio, due altoparlanti da 8 ohm in serie danno 16 ohm.
Quando gli altoparlanti sono collegati in parallelo, i terminali dello stesso segno sono uniti tra loro. Per ottenere il valore totale bisogna utilizzare una formula, indicando con R1 ed R2 i valori di due altoparlanti, ed eseguire. (R1 x R2)/(R1 + R2). Con due altoparlanti da 8 ohm, per esempio, avremo: (8x8)/(8+8) = 64/16 = 4 ohm. In pratica, collegando due altoparlanti uguali in parallelo il valore si dimezza. Il sistema di collegamento in parallelo è molte volte già inserito nei finali (occhio al manuale!), e di conseguenza permette situazioni di collegamenti elaborate.
Oltre alle uscite per le casse, nel pannello posteriore trovano posto il fusibile di protezione (uno o più a seconda del finale), e in alcuni casi delle uscite per pedali Foot Switch, per il controllo a distanza di selettori di controllo, se sono presenti nel finale. Per finire , voglio ricordare che i finali a valvole sono delicati, ed è quindi importante che all'interno di un rack abbiano un buon ricircolo d'aria, in quanto la temperatura delle valvole è molto elevata, e proprio queste devono essere fatte raffreddare prima di rimuovere il finale, il quale, chiaramente, dovrebbe subire meno botte possibili.


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