Il Preamplificatore

Come già avevamo visto nella pagina iniziale di questa sezione, la chitarra elettrica deve essere amplificata per fare in modo che abbia il suono, il volume e l'equalizzazione che vogliamo. Questo ruolo è sostenuto dall'amplificatore, di cui abbiamo già ampiamente parlato. Quello che invece vedremo in queste prossime pagine è un altro tipo di sistema di amplificazione, che si ottiene dividendo il lavoro dell'amplificatore in due parti: il preamplificatore e il finale. In questo modo abbiamo la possibilità di utilizzare addirittura due marche diverse (pre di tale modello, finale di tale marca), in modo da avere anche filosofie costruttive diverse (pre inglese, con il tipico suono britannico e quindi e quindi pompato magari sui bassi e acuti, finale americano che generalmente offre un suono molto più pieno e corposo). Per finire, le due macchine sono generalmente a rack, quindi possono far parte di sistemi complessi, programmabili e anche facilmente sostituibili (mentre se si è scontenti del pre o del finale nell'amplificatore compatto, bisogna sostituire tutto).

La parte più importante per la costruzione del suono è data dal premplificatore: questo dà la pasta del suono e quindi bisogna ricordare che se noi lavoriamo su di un suono anche con effetti, equalizzaaori, compressori ecc. e alla fine il corpo del suono comunque non piace, sicuramente la colpa è da attribuire al pre. Quando si acquista un preampli bisogna valutare inanzitutto il gusto personale, piuttosto che il "sentito dire": provatelo direttamente nel finale e nelle casse senza aggiungere effetti e valutate in questo modo se il pre vi soddisfa. I consigli vanno seguiti, ma il gusto personale ha l'ultima parola! Eseguite poi la prova del nove sul preamplificatore, che consiste nel valutare la qualità costruttiva e sonora del pre, in questo modo: mettete a palla i controlli di gain, in modo da ottenere il massimo della distorsione che il pre è in grado di offrire, e quindi abbassate il volume della chitarra graduatamente fino al minimo (lasciamo in pratica il volume appena aperto). A questo punto il pre non deve avere più distorsione, ma un suono abbastanza pulito (utile per arpeggi, ad esempio) se si lavora leggeri con la mano destra, mentre se si suona con più forza il suono diventerà leggermente crunch, con una buona dinamica al tocco. Se il pre non supera questo test, il consiglio è di non acquistarlo, in quanto non ha sensibilità e dinamica, che sono fondamentali per avere il proprio suono. A voi la scelta!


Sistemi Operativi

I preamplificatori a rack si dividono in due categorie: Pre a canali e Pre midi programmabili. Vediamone ora le differenze.

Sistemi a Canali.
Sono di concezione molto simili a quelli inclusi negli amplificatori. Il loro lavoro è di elaborare il suono, singolarmente per ogni canale che adottano (solitamente due, tre o al massimo quattro). Possono dare quindi suoni puliti, crunch, distorti.
Le sonorità richiamabili in tempo reale possono variare da modello a modello. Solitamente sono dotati di uscite switch, che permettono un controllo a distanza del pre, oppure di propria pedaliera di comando. Rispetto ai Pre midi programmabili, hanno la differenza di essere molto semplici a livello operativo (in pratica è come usare un amplificatore), e di essere molto meno costosi rispetto ai corrispettivi modelli midi (molte ditte offrono su un modello di pre sia la versione normele sia la versione programmabile).
La scelta viene fatta chiaramente anche in base al portafoglio, ma soprattutto in merito al lavoro che deve svolgere il pre: se si ha bisogno di due o tre suoni, ovviamente ci si rivolge al sistema semplice, quindi quello non programmabile. Bisogna comunque ricordare che si può rendere programmabile anche un sistema semplice. Come, direte voi. Ne parleremo dopo.

Preamplificatori midi programmabili.
Questo genere di preamplificatori offre la possibilità di programmare i suoni in merito all'uso che ne viene richiesto, in modo da essere richiamati in tempo reale durante la performance. Il sistema di collegamento, definito Midi, è comune a tutte le apparecchiature programmabili e lo analizzeremo nel prossimo capitolo. Per quanto riguarda la convenienza nell'adottare un preampli Midi, bisogna sapere che la sua utilità maggiore è in quei casi dove si necessitano più suoni diversi fra loro. Alcuni ritengono che il fatto che sia programmabile rende un preampli meno qualitativo rispetto ad uno analogo non programmabile: a volte è così, in quanto in teoria può essere dedicato spazio proprio alla gestione Midi a scapito dell'efficienza qualitativa del pre, ma in quasi tutti i modelli al giorno d'oggi la qualità sonora e meccanica dalle apparecchiature e sicuramente di alto livello. Quindi, adottando un pre Midi, oltre alla possibilità di avere più suoni diversi fra loro ( puliti, distorti, crunch in numeri vari), si ha anche la possibilità di avere ad esempio uno stesso suono ripetuto, ma magari con più volume rispetto al suo simile. Es.: il prog. 5 ha un suono clean che ci piacerebbe avere anche in un solo? Lo copiamo su un altro programma, aumentando leggermente il volume. Con la semplice pressione di un pulsante possiamo cambiare da un suono all'altro nel mezzo di un brano, quindi passare dal suono clean per la ritmica ad un suono clean (con un maggiore volume) per il solo.


Controlli

Sia i preampli Midi che quelli non programmabili devono essere intesi come i pre degli amplificatori, appunto perché svolgono lo stesso identico lavoro. Possono essere costruiti con circuitazione a transistor oppure valvolare e i consigli dati precedentemente vanno seguiti anche in questo caso. I controlli sono simili, ma possono essere aggiunte variazioni e "optional", come vedremo ora: ovviamente si tratterà l'argomento in generale, questo perché alcuni pre adottano questi sistemi, altri no.

Equalizzazione Pre-Distortion.
Prima di giungere allo stadio di guadagno, il segnale può essere trattato da un equalizzatore di "pre-distorsione". Fino a questo punto, il pre non ha ancora iniziato il lavoro, e quindi si può paragonare l'equalizzatore "pre-distorsione" a un controllo di tono sulla chitarra oppure al pedale equalizzatore posto tra quest'ultima e il pre. L'unica differenza è che l'equalizzatore si trova "fisicamente" all'interno della scatola a rack e può essere programmato. Con questo controllo, quindi, si tratta il suono puro della chitarra. Ma, attenzione: un'operazione fatta male in questo punto, influisce negativamente su tutto il sound finale e perciò va fatta minuziosamente. Provate a chiudere il tono della chitarra: se poi si desidera un suono chiaro e cristallino, sarà impossibile ottenerlo. L'equalizzazione "pre-distortion" deve essere quindi usata come un leggero ritocco del suono.

Gain
A questo punto si arriva allo stadio di guadagno, e qua possiamo trovare questi controlli:

  • Gain o Drive o Saturation o altri. Con questi controlli, che hanno nomi diversi a seconda della marca e del modello del pre, si regolano i tipi di suono, dal suono clean, ottenuto da valori minimi, fino al suono distorto, alzando al massimo i valori.
  • Overdirive 1 e Overdrive 2. Corrispondono a due stadi di guadagno successivi. Il primo stadio manda il proprio segnale al secondo, facendolo così andare in distorsione e creando frequenze armoniche che rendono più denso il suono. Attenzione: un basso livello di guadagno nell'overdrive 1 in rapporto ad un alto livello nell'overdrive 2 producono un rumore di fondo più alto rispetto al contrario.
Negli ultimi anni abbiamo visto l'evolversi della tecnologia e questo non scappa anche a chi progetta i preamplificatori. Ad esempio ultimamente vi è la tendenza di simulare i suoni tipici vintage (anni 50-60), grazie anche al ritorno di certe sonorità appunto tipiche di allora. Vediamone alcuni.


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