|
Nastriamo in rosa...
Impro by S. Farinoli
Prendendo spunto da un celeberrimo brano di Lucio Battisti, Con il nastro rosa, possiamo trarre una base ottima per l'improvvisazione
in minore. La sequenza di accordi che prendiamo in esame è Am, Fmaj7, G, Am. Ogni accordo suona per due battute e il giro viene ad avere quindi otto battute.
Calcolando che il brano non è veloce (121 bpm), abbiamo largo spazio per improvvisare con stili e tecniche alquanto diverse.
Analizziamo innanzitutto la base, che potete ascoltare e utilizzare come midifile per sperimentare le vostre improvvisazioni. Le otto battute comprensive dei
quattro accordi vengono ripetute ciclicamente, in modo tale da avere più di quattro minuti di song su cui potere poi lavorare. La base che scaricate non è ovviamente il mididfile della canzone
(sul quale sarebbe stato necessario pagare i giusti diritti d'autore). ma soltanto un adattamento di una sezione visto sotto un profilo didattico. Vediamo quindi come sono disposti gli accordi.

Come prima cosa osserviamo la tonalità in questione, A minore, che è portante per tutta la succesione di accordi.
Ricordate che non per forza deve essere il primo accordo a dare la tonalità di un brano, ma solo un'accurata analisi degli accordi e delle armonie
in esso contenute. In questo caso, comunque, la tonalità di Am viene rilevata dal fatto che tutti gli accordi sono interni alla scala di A minore.
Ex #1
La prima cosa che possiamo vedere è quella di creare una linea melodica di partenza, sulla quale poi lavoreremo in modo tale da
svilupparne un solo via via sempre più complesso. L'idea può essere di utilizzare una serie di slide sulle prime note, magari fatti su di un sola corda. Se provate a sentirne
il responso sonoro, vi accorgerete di come queste poche note si collegano al sound della base sottostante. La chitarra può
avere un suono pulito o distorto, a vostra scelta. L'importante è avere un buon sustain della nota, ottenibile sia da una possibile compressione del suono (data dalla distorsione
o eventualmente da compressore), sia dall'uso di un buon vibrato sulla nota suonata.
Come potete vedere, il grosso del lavoro viene fatto in orizzontale sulla prima corda, utilizzando la tecnica dello slide
su tutte le note che vengono a trovarsi con sopra la lineetta. Se non diversamente specificato, lo slide viene fatto partire dalla nota
precedente, all'interno della tonalità, che, nel nostro caso, è quella di A minore (o C maggiore). Per esempio, la prima nota da suonare
(il E sulla terza corda) viene eseguita partendo con il 2° dal D al settimo tasto (che è la nota precedente, appunto, nella tonalità) e facendo scicolare il
dito fino al 9° tasto. Questa azione è simultanea alla pennata, ed infatti la nota effettiva è il E, che cade in battere sul primo movimento della battuta.
Osservate i due sedicesimi al termine della seconda battuta. Queste due note sono da suonare in stoppato, appoggiando il dito sulla corda senza però premere:
l'effetto così ottenuto è di carattere percussivo, e serve ad incrementare lo sviluppo ritmico della frase che, per ora, è ancora legata
alla linea melodica caratteristica del brano. Si riprende poi con gli slide.
La sequenza finale prevede una frase sulla pentatonica di A minore, che viene suonata in senso scalare, cioè con le note ascendenti e discendenti sempre in serie,
utilizzando un trucchetto che prevede le legatura di alcune note in levare, che sono il D, il C e il A finali. Questo trucchetto permette di sincopare le note, in modo
da cambiare il senso espressivo della scala in questione, che altrimenti sarebbe stata troppo scontata. In una succesione di ottavi è molto conveniente utilizzare questi sistema,
in quanto da la possibilità di variare il ritmo delle note stesse. La sincope, notate bene questo particolare, è stata usata per legare le note tra la prima e la seconda battuta
di ogni accordo.
Riassumendo, possiamo verificare quindi la presenza della scala di A minore, dalla quale l'ultima nota suonata nella prima battuta di ogni accordo risulta
fare parte dell'accordo stesso, tranne che per il Fmaj7, dove si è optato per un D (sesto grado sull'accordo di Fmaj7).
Queste note, essendo finali in una sezione della frase, svolgono un ruolo fondamentale nel rendere "orecchiabile" una linea melodica, ed è bene cercare
di variare, per quanto è possibile, la staticità delle note accordali (che fanno cioè parte dell'accordo) inserendo note che fanno comunque parte della tonalità, che siano legate
comunque al filo del discorso. Se notate bene, il D tra la prima e la seconda battuta dell'accordo di Fmaj7 è lo stesso che si trova tra le due battute dell'accordi di G.
Ex #2
In questo caso osserviamo come un pattern di sedicesimi possa essere trasportato all'interno degli accordi, cambiandone opportunamente alcune note.
Vediamo lo svilupo delle scale. Sull'accordo di Am, pentatonica di Am; sull'accordi di Fmaj7, pentatonica di F; sull'accordo di G, pentatonica di G;
infine sulle ultime due battute di Am troviamo sia la pentatonica di Dm, nella prima parte, sia quella di Am, Nell'ultima battuta, attenzione al bending.
Un primo approccio modale in questa fase dell'improvviasazione lo si nota dal fatto che ad ogni accordo è legata una scala ben precisa (le tre pentatoniche nelle prime sei battute)
e, particolare interessante, la pentatonica di Dm (in diteggiatura Box2) sull'accordo di Am alla settima battuta, sviluppata in modo tale da non creare comunque note in tensione con l'accordo stesso
di Am: se notate, tutte le note usate sono contenute anche nella scala pentatonica di Am.

|